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INCHIESTE: La prima fase dello studio sulla contaminazione dei suoli è arrivata al termine

Scatta ora la seconda fase con un ulteriore approfondimento che mapperà completamente il territorio e chiarirà tutti i dubbi aperti. Il progetto, triennale, costerà 120mila euro di cui metà a carico della Provincia e metà suddiviso fra i 17 Comuni di Giada. Firmata la convenzione con Arpav, si partirà dopo l'estate per una radiografia che fornirà tutti i dettagli e magari qualche notizia in più sulla storia dell'Ovest Vicentino.

L'acqua, l'aria ed ora il terreno. Il Progetto Giada colma l'ultima lacuna e mette a punto una ulteriore strategia per conoscere fino in fondo anche la situazione dei suoli del territorio di riferimento. Si inizia a colmare una carenza di conoscenza sulla composizione dei suoli e la loro eventuale contaminazione di origine industriale.
In un'area sensibile come la nostra era necessario prevedere una indagine, così è abbiamo commissionato ad Arpav uno studio che tenesse in conto l'aspetto geologico e quello legato all'intervento dell'uomo.
La prima fase ha visto l'Agenzia Regionale realizzare una serie di campionamenti all'interno della griglia in cui è stato suddiviso il territorio. In particolare nei punti dove teoricamente avrebbe potuto esserci contaminazione del terreno. Intendiamoci, non legate a discariche abusive di cui non avevamo informazioni e non c'è stata comunque traccia, ma per la ricaduta legata all'inquinamento dovuto soprattutto ai camini delle fabbriche ed al traffico veicolare. Due i filoni seguiti: il campionamento a livello superficiale e lo scavo di un metro e mezzo per capire se vi sia stata penetrazione nel terreno o se l'eventuale inquinamento fosse rimasto in superficie.

Durata dal 2010 all'inizio dell'estate e costata 50mila euro, questa prima indagine ha evidenziato uno stato generale buono nel senso che non sono state evidenziate contaminazioni a livello superficiale. In qualche scavo sono state trovate invece concentrazioni di cobalto, nichel e vanadio elevate, apparentemente inspiegabili trattandosi di siti lontani dalle realtà industriali; la spiegazione più plausibile visto il tipo di metalli è che si tratti di un fondo naturale legato all'origine vulcanica dei terreni. Per essere sicuri scatta ora dunque la seconda fase, ovvero un ulteriore approfondimento che mapperà completamente il territorio e chiarirà tutti i dubbi aperti. Il progetto, triennale, costerà 120mila euro di cui metà a carico della Provincia e metà suddiviso fra i 17 Comuni di Giada. Firmata la convenzione con Arpav, si partirà dopo l'estate per una radiografia che fornirà tutti i dettagli e magari qualche notizia in più sulla storia dell'Ovest Vicentino.

Il documento di approfondimento che può essere scaricato dalla sezione è:
Documenti/Le Relazioni/Relazione sullo stato dei suoli


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